In genere cerco di non attaccarmi troppo agli oggetti, li uso, mi affeziono, ma tendo a non privilegiare l’uso di un paio di orecchini rispetto ad un altro, uso quasi sempre la stessa collana, una catenina di grani d’argento tutti uguali chiamati “mostacillas” con un ciondolo raffigurante un “tambor”, un cerchio che, dicono, dovrebbe tenere lontane le malattie. L’ho comprato parecchi anni fa in un mercatino di Santiago del Cile, Los Dominicos, in un negozietto dove, si diceva, vendevano oggetti mapuche https://it.wikipedia.org/wiki/Mapuche originali.

Proprio per questo oggi mi sono stupita della reazione di dispiacere quando, dopo un movimento neanche troppo brusco, mi sono trovata con un piede fuori del mio sandalo infradito.
Ho guardato desolata la ciabatta, la indossavo da svariate stagioni, un semplice infradito comprato in un aeroporto a San Paolo durante uno scalo nel …2006!

Possibile che siano passati 14 anni-? mi sono chiesta. Non erano particolarmente belli e il colore era l’unico rimasto nel duty free dell’aeroporto, quindi difficilmente accoppiabile con i vestiti che non fossero neri o scuri, ma , tant’è, mi ero abituata a vedermeli ai piedi quando andavo al mare, a infilarli nei miei trolley e nelle borse da viaggio perché poco ingombranti.
Non è possibile ripararli , ma una cosa l’ho fatta, li ho accarezzati prima di buttarli via, li ho ringraziati di avermi fatto compagnia nei miei spostamenti, li ho salutati come si fa con un essere vivente, l’ho fatto di nascosto, mi vergognavo di dire ciao ad un semplice paio di havayanas, di riporli in un secchio della raccolta differenziata dicendo loro addio .

Raffaella