Cagliari
20 aprile 2020 41esima giornata di Covid 19
Siamo al 41esimo giorno della pandemia che ci costringe a stare in casa e ad uscire solo per provvedere ai nostri bisogni alimentari e farmaceutici.
Giornata grigia oggi, ogni tanto pioviggina, neanche l’ombra del sole, eppure mi sento bene, è vero che ho anche camminato con la scusa di andare in banca a prelevare, l’ ho fatto davvero, non era però urgente, avevo solo voglia di fare una vera camminata, non i soliti 200 metri permessi avanti e indietro di fronte a casa mia. Ieri notte dopo aver letto un messaggio che mi ha inviato Annamaria M. ho deciso che sarei uscita, cascasse il mondo! La notizia che mi è arrivata attraverso questo messaggio non era molto incoraggiante, si diceva che gli ultrasettantenni sarebbero dovuti rimanere a casa anche durante la fase 2. Ed io sono uscita, non mi sento così anziana, sono in buona salute o almeno credo, perché non posso uscire? Forse dopo che sono state permesse stragi di vecchietti ricoverati nelle varie R.S.A. vogliono mettersi la coscienza a posto impedendo agli anziani di vivere chiusi per un tempo molto lungo e così tutelarsi. Sono uscita e sono contenta di averlo fatto, il mio corpo mi dice che così sta bene, una bella energia circola dentro di me e ho potuto portare in giro la mia mascherina con la scritta
-ARMI +OSPEDALI
Perché dovete sapere che le fabbriche sono chiuse, ma non le fabbriche di armi, pare che in Sardegna inoltre debbano fare esercitazioni militari programmate già da tempo e provvisoriamente rinviate. Tutto questo lo trovo più che mai scandaloso se penso che hanno fatto tagli del 70/% alla Sanità e alla Scuola, invece sono rimaste inalterate quelle destinate alle spese militari.
Bene, detto questo non vi ho ancora raccontato perché oggi il mio stato vitale è molto alto, ci sono altre ragioni oltre a quelle che vi ho detto che soprattutto tra ieri e oggi, mi fanno godere pienamente della vita.
Tutto si collega ad un libro,”Patagonia express “e a un grande uomo che il Covid ci ha portato via: LUIS SEPULVEDA.
In questo periodo anche il gruppo di lettura di Monserrato continua a vivere grazie alla comunicazione online. Ci siamo incontrate più volte per commentare l’ultimo libro letto insieme “Il lungo petalo di mare” di Isabel Allende e poi per presentare un libro a testa e così farlo conoscere alle altre. Anche qui siamo solo donne.
Quando ci è arrivata la triste notizia della morte di Sepulveda, io ho proposto a ognuna di noi di presentare un suo libro, non so se stasera avremo tutte qualcosa di questo grande autore e grande uomo. In ogni caso io oggi presenterò “Patagonia express”, un libro che avevo letto molti anni fa ma di cui mi era rimasta solo l’immagine di queste terre, lande desolate dove la vita era ed è molto difficile.
L’ho scelto fra tanti altri libri di Sepulveda che abbiamo a casa, ma ho sentito forte il desiderio di riprendere in mano proprio questo libro. Sarà perché i nostri amici Paolo e Marinella ci hanno raccontato cose straordinarie di quei luoghi sperduti in capo al mondo che soprattutto in me era nato il desiderio di visitarli. Quando siamo andati con Filippo a trovare i nostri amici in Argentina era il loro inverno abbiamo privilegiato il nord nel visitare questo grande Paese. Appena pensionata, poiché Filippo lavorava, con la mia amica Chiara avevamo deciso di andarci nella stagione giusta, ricordo che mi ero comprata un piumino per l’occasione, ma non se ne fece niente, non ricordo perché. Sono passati diversi anni e abbiamo fatto un viaggio in Cile, il tempo programmato non era molto, avevamo i biglietti già fatti e dovevamo decidere se visitare il Nord o il Sud del Cile, non potevamo farli tutti e due. La Patagonia e la Terra del fuoco richiedevano tempi lunghi, dovuti alle difficoltà di viaggiare in quei luoghi, con molti imprevisti dovuti ai mezzi di trasporto e alle variazioni atmosferiche difficilmente prevedibili, privilegiammo il Nord, il deserto di Atacama, anche se l’idea del caldo mi preoccupava assai.
Scelgo quindi “Patagonia express” per viaggiare in quei luoghi dove non sono ancora andata. Inizio a leggere e mi trovo subito a incontrare un altro scrittore, appena conosciuto: Bruce Chatwin, autore del libro “Le vie dei canti”dove si narra dell’Australia e del modo in cui gli aborigeni avevano mappato le loro terre, straordinario! L’avevo presentato proprio la settimana scorsa alle mie compagne, la casualità di questo incontro mi ha piacevolmente sorpresa. Sepulveda e Chatwin si erano ritrovati a Barcellona, al bar Zurich, avevano deciso di visitare insieme la Patagonia. In particolare il luogo in cui due famosi banditi erano stati uccisi dalla polizia cilena. Erano due banditi speciali, rubavano alle banche e ridistribuivano in giro, in particolare sovvenzionavano rivoluzioni anarchiche in tutto il mondo.
I due scrittori non poterono realizzare questo progetto insieme, Chatwin ci andò da solo e scrisse un libro intitolato appunto “Patagonia”, Sepulveda era esule ad Amburgo, andava ogni giorno a chiedere se gli era concesso tornare in Cile ma per un lungo tempo gli fu negato il rientro. Finalmente al consolato cileno ad Amburgo gli risposero positivamente, nel frattempo però Chatwin era morto. Era il mese di gennaio e lui decise di partire subito in compagnia dei due banditi morti e di Bruce Chatwin anche lui morto. Con sé Sepulveda aveva la preziosa Moleskine che Bruce gli aveva regalato.
Il viaggio inizia da Chonchi che si trova nell’isola di Chiloè, il nome non mi suonava nuovo, sono andata a controllare i miei appunti di viaggio e mi sono ritrovata in questo piccolo paesino di pescatori dove avevamo visitato due piccoli musei, uno di
“accordeon” , tra questi anche alcune fisarmoniche italiane, un altro dedicato alle tradizioni locali. In questo secondo museo avevamo visto una “maquina para calentar rizadores “de cabello, oggetti vari de “escuela basica” oltre a foto del terremoto del 1960. In questo paesino c’era anche una chiesa patrimonio dell’umanità e, in un negozio tanti colori, vendevano infatti carriole rosse gialle e celesti. Anche i cassonetti per l’immondizia erano tutti belli, puliti e colorati.
Ritorniamo a Sepulveda, mentre aspetta di salire sul Colon, la nave su cui imbarcarsi per la Patagonia, seduto in un bar, inizia a scrivere sulla sua Moleskine su tutto ciò che osserva. Vede un vecchio che discute con un membro dell’equipaggio che gli spiega che sul Colon non può salire con la bara perché porta sfortuna, alla fine interviene il capitano che gli permette di salire con la bara e tutto a condizione che prometta di non morire in viaggio. Luis chiama il suo amico Bruce che viaggia da clandestino. I Patagóni non si meraviglieranno di vederlo morto perché assicurano che “la morte inizia quando uno decide di essere morto”
Mi viene a questo punto da riflettere su Luis Sepulveda, non è morto, non ha deciso di morire, è sopravvissuto ad atrocità inenarrabili e ha amato profondamente la vita, ciò che lui è stato come essere umano e scrittore non può morire.
Ecco di che cosa è fatta la mia felicità di oggi: un libro, un grande scrittore e grande uomo, un viaggio che non ho ancora fatto e il ricordo di un’isola che è la porta della Patagonia.
Bernarda